Ogni settimana sceglieremo una parola che commenteremo e cercheremo di spiegare nella maniera più chiara e semplice possibile.
Perché le parole, come spiegava Martin Heidegger, non sono solo strumenti per esprimere il pensiero, ma condizioni per poter pensare.
Cosa significa consapevolezza?
Partiamo dall’etimologia: la parola consapevolezza è un derivato di consapere, un composto di con e sapere.
Il significato, dato dalla Treccani recita: «essere consapevole» cioè essere informato di qualcosa, ma in maniera più completa anche avere coscienza.
In psicologia il termine consapevolezza ha diverse accezioni che possono essere riassunte nella capacità di essere a conoscenza di quello che si è percepito, attraverso i sensi, e delle proprie risposte comportamentali.
Ad esempio, la consapevolezza del rischio che (dovrebbe) mette in guardia da un pericolo ma non bloccare (quello è il panico!).
Fin da queste prime righe è chiaro il legame con un altro termine: la coscienza.
Daniel Stern, uno psicanalista americano studioso dello sviluppo psicologico dei bambini, spiegava che la coscienza è la consapevolezza di essere consapevoli.
A differenza di altri prodotti culturali, la consapevolezza non si può insegnare. Essa, in quanto derivante dall’esperienza, è una conoscenza del mondo e del modo con il quale ognuno di noi si rapporta ad esso.
Non semplice informazione su un fatto, ma qualcosa di più profondo, un sapere che rende autentico e non condizionato l’agire e il proprio modo di stare al mondo.
Namkhai Norbu, insigne accademico, studioso della cultura tibetana e maestro di Dzogchen, scrisse nel 1977:
«Dobbiamo distinguere tra il principio della legge e quello della consapevolezza. La legge viene stabilita secondo le circostanze del tempo e del luogo e condiziona l’individuo dall’esterno. La consapevolezza, invece, sorge dalla conoscenza che l’individuo stesso possiede. Per questo a volte le leggi corrispondo alla consapevolezza dell’individuo e a volte no. Tuttavia chi possiede la consapevolezza può superare l’atteggiamento di osservare le leggi per costrizione. Non solo: chi possiede la consapevolezza, e sa mantenere stabilmente la presenza. È in grado di vivere tranquillamente sotto qualsiasi forma di legge del mondo senza esserne condizionato» (Lo Specchio, Arcidosso, Shang Shung, 2016, p. 33).